Olmo, lo sgargagnulu disperso

Olmo, lo sgargagnulu disperso

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C’era una volta uno sgargagnulu di nome Olmo che era solito infilarsi nella lavatrice, nel cestone della biancheria da lavare o da stirare, o nei cassetti delle calze.
Di sovente faceva anche fugaci apparizioni nelle camere, sotto i letti.
Si sentiva solo lo sgargagnulu Olmo al punto che per tirarsi su di morale fagocitava tubolari di lana o cotone dai colori più svariati, forme e dimensioni. Tubolari comunemente noti come calze.
Olmo sapeva sempre quando agire. Sempre quando le persone della casa tutte rigorosamente disordinate e caotiche ne facevano ricerca. Ricerca della calzetta abbinata.
Innumerevoli paia, 50 sfumature di grigio, ma anche di nero, di beige. Corte lunghe, antistupro, con bordino alto, senza bordino, con buco e senza buco. Insomma tutte piacevano ad Olmo. Ma lui ne fagocitava una sola per tipo. Magari anche due o tre alla volta, ma scientificamente una sola per tipo.

Da noi lo sgargagnulu Olmo regna indisturbato.
Per farlo sentire ancor più a suo agio abbiamo creato il cestino della calzetta spaiata e a breve credo avvieremo pratiche per la costituzione dell’associazione La Calzetta Perduta Onlus con iscrizione on Line.
Ogni anno circa cominciamo a demordere e quando decidiamo che ormai non c’è più speranza di ritrovare la coppia, ripuliamo il cestino della calzetta spaiata, buttando via l’eccesso accumulato e mai ritrovato.. Tristi e affranti.
Ma .
Improvvisamente riappare. Lo sgargagnulu Olmo decide che è ora di far riapparire la calzetta dispersa et
Voilà …. eccola sul fondo del cassetto, eccola dietro la lavatrice, eccola nella cesta del gatto. Insomma eccola.
Ma la sua compagna ahimè non c’è più.
Ecco.
Magari ci arrabbiamo.
Ma noi al nostro sgargagnulu Olmo non rinunciamo.
#cronacadellacalzettaannunciata #febbre #sempreultimoneurone

L’acca

L’acca

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In un giaciglio minuscolo, oscurato da inferiate sottili ma fitte si riposava l’acca, in attesa di essere chiamata.
Di solito l’acca faceva la sua comparsa in pompa magna, agghindata di tutto punto.
Non viaggiava mai da sola, aspettava che una vocale la interpellasse, a proposito e nelle giuste occasioni.
Quando voleva dimostrare possesso, ma anche quando fungeva da semplice ausiliare in un contesto preciso..avanti un passo alla vocale.
Le piaceva anche tenersi dietro alla vocale per suscitare espressioni di emozione .. di ilarità, di stupore…
Aaaaaah come si sentiva utile la acca. Era soddisfatta di avere un ruolo determinante in questo contaminato mondo della lingua italiana.
Tuttavia, alcune volte si vergognava di esistere. Rammaricata di non accompagnare la vocale quando la situazione lo richiedeva oppure di esserci quando era meglio starsene a casa.

Allora per non farla mai sentire a disagio..usiamola a proposito.. la acca.
#associazioneusodellaccaonlus
#ultimoneurone

Se …anche se non di Kipling

Se …anche se non di Kipling

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Se la tua sveglia non suona e sei certissima per l’ennesima volta di averla puntata
Se anche la sveglia del marito non suona e lui la punta sempre
Se la prima cosa che vedi aprendo gli occhi non sono due fari luminescenti del felino peloso che ti ha dormito sul collo e che ti miaaaagola ho famee
Se calando il sinistro trovi il pavimento gelato ma non incontri l’altro felino domestico che ti ronza attorno miagolando a 12 decibel, tagliandoti il percorso da camera a cucina in slalom libero
Se ti accorgi che fuori è chiaro
Se guardando fuori dalla finestra non vedi più la luna e non puoi domandarle che fai tu ancora in ciel, dimmi che fai o silenziosa luna?
Se non odi altro rumore che il tuo strascicare i piedi e le figlie dormono
Se riesci a bere un caffè già preparato e non devi zigzagare ad minchiam per cibare i felini
Se non piove, non piove sulle tamerici salmastre ed arse, non piove sui pini scagliosi ed irti, non piove sui mirti divini

Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa, e, quel che più conta, sarà Domenica, e forse ci sarà anche il sole!

Invecchiare, un concetto profondo

Invecchiare, un concetto profondo

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L’insostenibile pesantezza dell’invecchiare. Un concetto profondo.
Profondo, come dicono in tanti oggi, a prescindere. Da scriverci un saggio, da farci un film. Per alcuni, uno status impossibile da sopportare.
Dissento.
È così piacevole accorgersi del progressivo aumentare di quei segni sulla pelle tanto gradevoli, sino a ieri semplici segni d’espressione, divenire giorno dopo giorno un canyon dalle gole più profonde.
E che dire di quegli incomparabili sbalzi d’umore che da sbellicanti risate al limite dell’incontinenza e degli spasmi alla colecisti si tramutano in pianti a dirotto sul filo della tragedia greco romana e le lacrime vanno a fluire dentro le anse dei suddetti canyon. Facendo apparire immagini del nostro ego al limite dell’urlo di Munch.
Dorian a confronto è un adone nello specchio delle nostre brame.
Un’invalidante estasi poi ci appaga se ci soffermiamo sulle onde del corpo che, a scendere, assumono sempre più la geometria solida di una bottiglia di grappa, dal contenuto flaccido.
Ma è bello così, accettare che non siamo più donzelle, che la beleza da l’ asan ormai l’è pasada da un toc, che forse il pantaloncino scosciatissimo è meglio lasciarlo alla Aniston che ci fa invidia il semplice nominarla.
Senza offesa, continuo a convincermi che ho altre qualità. Nessuno si senta escluso.

E dopo questa terapia di autoconvincimento sono pronta a scofanarmi un pacchetto di Oreo. Notte

#ultimoneurone

La mariosindrome di Santo Stefano

La mariosindrome di Santo Stefano

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È la mariosindrome.
Viene solo a Santo Stefano. E meno male.
Mi piglia tutti gli anni. Quando la mattina mi sveglio e mi accorgo che la casa ha estremamente bisogno di elfi mastrolindi, che il bagno ha assunto le sembianze critiche di quelli pubblici della Stazione Centrale nella notte di ferragosto. Per non parlare della cucina che stamattina sembra sia stata investita dall’uragano Katrina.
Allora si parte.
Ore 7 e 30 prima lavatrice che snellisce di qualche kilo il metrocubo di lavabile non lavato accumulato nelle ultime due settimane di intensa attività extrafocolare domestico.
Parte quindi la schiera di neuroni, rigeneratisi durante la notte, alla volta del soggiorno. Ore servono per riordinare. Tra carte imballi, vestiti sciarpe giacconi, scarpe. In mezzo ci sta anche Luigi, micieeeeeettto rosso che se la dorme infilato in una manica del giubbotto lanciato sul divano ieri sera.
Parte poi l’operazione di pulizie di primavera che con l’avvento della menopausa ha subito un notevole anticipo.
A rotazione tutte le stanze subiscono lo stesso trattamento.
La mariosindrome ha la sua massima espressione nel cambio teli, cambio letti, riordino spolvero aspiro e lavo.. non sempre con lo stesso ordine sequenziale.
Solo un intervallo per un breve spuntino e una pausa in cui sono bellamente stramazzata sul letto con gatto sul collo appresso.
Conclusione: la giornata è finita, Santo Stefano se ne è andato e io sono sfinita.
In compenso, la casa è pulita.
Soddisfatta Mario?
L’ultimo neurone va a nanna, il gatto cozza sul collo e domani si ricomincia…

Benvenuti

Benvenuti

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Va bene, ci abbiamo pensato su e abbiamo deciso di partire: le streghe pasticce sono tre donne con il vizio della creatività, con mille idee che viaggiano nelle loro teste e che mettono a dura prova i loro neuroni. Perchè questo sito? Prima di tutto perché ci piace sperimentare e un sito web dove testare le nostre idee ci fa comodo. E poi vogliamo condividere un po’ delle nostre idee e magari qualche tutorial di ciò che creiamo. Non lo facciamo come lavoro, ma solo come passatempo, per cui vi chiediamo perdono se capiterà a volte di avere 10 nuovi articoli assieme e poi magari un mese di silenzio. Questo sito per noi è un gioco, come del resto lo è anche il nostro nome.